La nuova ondata di hotel a cinque stelle di Roma per portare investimenti, posti di lavoro e lusso di fascia alta nella capitale italiana.
Con le sue località balneari tropicali e rilassanti spa, marchio alberghiero con sede a Bangkok Sei sensi si è fatto un nome offrendo agli ospiti facoltosi alcuni bisogni distintivi dell’era moderna: tranquillità, benessere e, per quel che vale, un senso di sostenibilità.
Difficile quindi immaginare che il brand scelga Roma – una città solitamente al limite del degrado urbano ed ecologico – per la sua prossima grande avventura europea. Ma la prossima primavera il Six Senses apre i battenti in città, rilevando la vecchia sede dell’ex Banca di Roma in piazza S. Marcello, tra via del Corso.
È un lancio ambizioso, composto da un hotel di 96 camere; una food court al piano terra, che serve classici romani e incentrati sulla salute; una terrazza sul tetto di 700 mq: e persino un giardino botanico. Con il suo design cremoso ed essenziale, i tessuti organici e gli elementi in legno riciclato, l’hotel vuole essere un bozzolo di serenità in mezzo al trambusto del centro di Roma.
Six Senses è solo uno di una costellazione di hotel a cinque stelle che apriranno in città nei prossimi due anni. Sono almeno sette i nuovi locali in arrivo nella Capitale: dal Nobu che riaccende il glamour perduto di via Veneto, al Four Seasons di piazza S. Silvestro. Secondo Il Messaggero giornale, questi hotel potrebbero portare fino a 4.000 nuovi posti di lavoro.
Le aperture non solo segnano il cambio di fortuna per il settore turistico di Roma, ma sono anche destinate a dare alla città uno splendore contemporaneo e di alto livello.
Francesca Tozzi, direttore generale di Six Senses Rome, è ottimista: “La mia speranza è che Roma diventi finalmente una città cosmopolita, che possa essere apprezzata non solo per la sua meravigliosa cultura ma anche come luogo di incontro… un luogo più internazionale di quanto non sia mai stato stato prima.”
Il boom dei cinque stelle sta prendendo piede mentre Roma si prepara ad ospitare una serie di eventi chiave, che si prevede attireranno milioni di visitatori in città: la Ryder Cup, competizione biennale di golf tra squadre provenienti da Europa e Stati Uniti, si terrà a la città il prossimo settembre; nel 2025 Roma ospiterà l’anno giubilare della Chiesa cattolica e c’è ancora speranza di aggiudicarsi la gara per l’Esposizione Universale del 2030.
Questi eventi potrebbero essere trasformativi, potenziando le infrastrutture e il profilo internazionale della città, nonché i ricavi del settore dell’ospitalità. La domanda è se la Roma riuscirà a rimettersi in sesto in tempo. Sembra che i nuovi hotel siano ansiosi di dare una mano.
All’estremità nord del centro storico, la maison Bulgari sta convertendo un ministero pubblico dell’era Mussolini nel suo primo hotel della capitale. Il sito è un’imponente struttura di marmo travertino e mattoni romani con un senso di scala fascista. Si affaccia su due dei monumenti più iconici della città, l’Ara Pacis e il Mausoleo di Augusto.
Il Bulgari ha donato migliaia di euro per aiutare a restaurare i monumenti di Roma, compreso un investimento di 120.000 euro nel nuovo sistema di illuminazione del museo dell’Ara Pacis. Ha inoltre finanziato diversi importanti restauri nella Capitale, da Piazza di Spagna al sito archeologico di Largo di Torre Argentina.
Dall’altra parte della città di Via Veneto, un tempo arteria della cultura e dell’alta e potente, ora simbolo della pigrizia di Roma, viene rivitalizzata dalle catene del lusso Nobu e palissandro. Quest’ultimo, che dovrebbe aprire nel 2024, sta restaurando l’ex sede della Banca Nazionale del Lavoro italiana, per includere un lobby bar e una caffetteria e un’elegante terrazza panoramica.
La riconversione degli edifici bancari e degli uffici della pubblica amministrazione dismessi è un tema della nuova ondata di hotel di lusso. Storicamente Roma, a differenza di Milano, non è riuscita ad attrarre brand internazionali anche a causa della mancanza di immobili sufficientemente ampi per ospitarli. Ma la crescente disponibilità di vuoto palazzi offre nuove opportunità per i marchi di fascia alta, dando al paesaggio urbano una brillante riabilitazione moderna.
Tornato in via del Corso, anche il Six Senses intende fare la sua parte per sostenere il rinnovamento urbano della città: in parte promuovendo la sostenibilità, ma anche educazione e sensibilizzazione sul tema. Lodevolmente, ad esempio, l’hotel mira a eliminare la plastica monouso, come le bottiglie nelle stanze, e vietare il poliestere nelle divise del personale. Ha inoltre allestito un “Earth Lab” che ospiterà seminari per ospiti e cittadini su temi ambientali.
Parte dei ricavi dell’hotel sarà devoluta a progetti di grande impatto in tutto il quartiere, a partire dalla pulizia della facciata della chiesa adiacente, Chiesa di S. Marcello al Corso. “Vogliamo mostrare ciò che è possibile, anche se ci rende la vita più difficile”, dice Tozzi.
Di recente, Six Senses ha installato nel seminterrato dell’hotel un grande composter per alimenti in grado di trattare 70 kg di rifiuti al giorno. «Saremo ‘in competizione’ con l’Ama”, dice scherzosamente Tozzi, riferendosi alla famigerata agenzia municipale di raccolta dei rifiuti di Roma.
di Charles Seymour
Ph: rivista Wonderland. com