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Cultura

Principessa sfrattata dalla villa di Roma con il murale di Caravaggio

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Casino dell’Aurora è al centro di un’aspra disputa ereditaria.

Una principessa nata in America è stata sfrattata giovedì da una storica villa di Roma, la sua casa negli ultimi 20 anni, mentre un’aspra battaglia per l’eredità con i suoi figliastri ha preso una svolta drammatica.

La principessa Rita Jenrette Boncompagni Ludovisi, 73 anni, ha lasciato la proprietà alla presenza dei Carabinieri, riporta il quotidiano italiano Corriere della Seracon i suoi quattro barboncini.

Il suo sfratto arriva dopo che il cinquecentesco Casino di Villa Boncompagni Ludovisi, noto anche come Villa Aurora, non è riuscito a vendere a una serie di aste ordinate dal tribunale.

La controversia legale risale alla morte nel 2018 del defunto marito, il principe Nicolò Boncompagni Ludovisi, la cui famiglia è proprietaria del sito vicino a via Veneto da 400 anni.

L’avviso di sgombero del giudice Miriam Iappelli per sgomberare la proprietà – che ospita l’unico soffitto dipinto al mondo del Caravaggio e gli affreschi del Guercino – nasce da due questioni, secondo le cronache italiane.

Il primo problema riguarda il crollo di un piccolo tratto della base di una balaustra su un muro esterno della proprietà, con conseguente chiusura di una strada adiacente, il secondo riguarda visite a pagamento non autorizzate date dalla principessa che sosteneva che le visite dovevano raccogliere fondi per la manutenzione del sito.

La disputa sull’eredità è tra i tre figli del principe Boncompagni Ludovisi dal suo primo matrimonio e la sua terza moglie, la principessa Rita, che ha trascorso gran parte degli ultimi due decenni a ristrutturare la proprietà di 2.800 mq con il suo defunto marito.

I figli del principe contestarono il testamento del padre, che la principessa dice le autorizza a vivere a Villa Aurora per il resto della sua vita e, se venduto, il ricavato sarebbe diviso tra lei ei suoi figliastri.

Dopo che le due parti non sono riuscite a raggiungere un accordo, i tribunali hanno ordinato che l’edificio con 11 camere da letto fosse messo all’asta.

La villa ricca di opere d’arte è stata messa in blocco per la prima volta nel gennaio 2022 con un prezzo di 471 milioni di euro, tuttavia, nonostante la riserva sia stata ridotta più volte da allora, non ci sono stati offerenti.

La prossima asta, prevista per il 30 giugno, ha un prezzo richiesto di 145 milioni di euro.

I tribunali hanno stabilito che chi acquista la proprietà, tutelata dalla legge italiana sui beni culturali, debba spendere ulteriori 11 milioni di euro per i costi di restauro.

Lo Stato italiano ha una finestra di 60 giorni per esercitare il suo diritto di prelazione dopo un accordo di vendita a un acquirente privato.

Nei giorni scorsi la principessa Rita ha lanciato un appello al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano perché il governo intervenga e “salvi” Villa Aurora, riferisce l’agenzia di stampa Adnkronos.

Il murale del soffitto di Caravaggio al Casino dell’Aurora.

Breve storia del Casino dell’Aurora

Costruita nel 1570, la villa è di proprietà dal 1621 della nobile famiglia Ludovisi i cui antenati includono i papi Gregorio XIII – che introdusse il calendario gregoriano – e Gregorio XV.

L’edificio di sei piani, ampliato nel 1858, era originariamente utilizzato come residenza di caccia della famiglia. La proprietà un tempo faceva parte di Villa Ludovisi, un rifugio di campagna di 30 ettari fondato dal Cardinale Del Monte.

Alla fine dell’Ottocento la famiglia Ludovisi vendette la maggior parte della tenuta durante il boom edilizio di Roma, portando alla creazione dell’esclusivo quartiere “Ludovisi”.

La villa si trova in quella che un tempo faceva parte degli Horti Sallustiani, una grande tenuta romana con giardini paesaggistici, su un terreno originariamente di proprietà di Giulio Cesare.

Recenti indagini commissionate dalla principessa Rita e dal suo defunto marito suggeriscono che il terreno su cui è costruita la villa sia eccezionalmente ricco di tesori archeologici di epoca romana.

Per approfondimenti sulla ricca storia della proprietà, in inglese, vedere l’Archivio Digitale Boncompagni Ludovisi.

Foto La Stampa

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Cultura

L’Italia apre il Museo Caruso a Napoli

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Napoli omaggia il tenore Caruso di un museo.

Il primo museo nazionale italiano dedicato al grande tenore Enrico Caruso ha aperto mercoledì a Napoli, 150 anni dopo la nascita della leggenda dell’opera nella città italiana.

Ospitato nel Palazzo Reale, il nuovo Museo Caruso contiene mostre multimediali tra cui registrazioni musicali e filmati accanto a documenti d’archivio, costumi e fotografie.

Salutando Caruso come “il più grande tenore che sia mai esistito”, la curatrice del museo Laura Valente ha detto ai giornalisti: “Al di là del suo grande talento e della sua straordinaria voce, ha davvero forgiato un nuovo modo di cantare, di esprimersi sul palco, in un certo modo, come ha fatto Maria Callas”.

“Caruso è stato un artista straordinario. La critica dice che è uno dei più grandi tenori di tutti i tempi” – ha detto il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano – “ma direi anche che rappresenta un’immagine positiva di Napoli nel mondo”.

Nato nel 1873, Caruso ha realizzato quasi 250 registrazioni e ha tenuto recital e spettacoli operistici in tutto il mondo.

Una star globale, è stato il primo artista a vendere più di un milione di copie di un disco – Vesti la giubba da Leoncavallo Io Pagliacci – nel 1902.

Tuttavia, nonostante il suo successo internazionale, Caruso giurò di non cantare mai più nella sua città natale dopo le tiepide recensioni della sua esibizione al Teatro S. Carlo nel 1901.

Morì a Napoli nel 1921, all’età di 48 anni, ed è sepolto nel cimitero cittadino di S. Maria del Pianto.

L’ingresso al Museo Caruso è compreso nel biglietto per il Palazzo Reale di Napoli.

Foto Musei Italiani – Twitter

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Cultura

Installazione artistica di Michelangelo Pistoletto distrutta da un incendio a Napoli

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Di Pistoletto Venere degli Stracci è stato installato due settimane fa.

Un’installazione di arte pubblica del celebre artista contemporaneo italiano Michelangelo Pistoletto è stata completamente distrutta da un incendio a Napoli all’inizio di mercoledì 12 luglio.

L’opera monumentale, intitolata Venere degli Stracci O Venere degli stracciè stato installato due settimane fa in Piazza del Municipio, alla presenza dell’artista e del sindaco Gaetano Manfredi.

Michelangelo Pistoletto con il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi all’inaugurazione di Venere degli Stracci in Piazza del Municipio il 28 giugno. Foto Comune di Napoli.

Ancora ignote le cause dell’incendio, sono in corso accertamenti per accertare se il rogo sia stato doloso o frutto di un incidente.

L’opera è stata svelata il 28 giugno nell’ambito dell’iniziativa Napoli Contemporanea 2023 che ha l’obiettivo di dare spazio all’arte contemporanea negli spazi pubblici all’aperto di Napoli.

Pistoletto, che ha da poco compiuto 90 anni, è pittore, action artist e teorico dell’arte ed è uno dei principali rappresentanti del movimento italiano dell’Arte Povera.

Il suo lavoro è attualmente oggetto di una grande retrospettiva al Chiostro del Bramante di Roma.

Foto di copertina Agenzia Nova

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Cultura

Il ministro della cultura italiano fa una gaffe all’evento del premio del libro

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Premio Strega vinto dalla compianta Ada D’Adamo.

Il ministro della cultura italiano Gennaro Sangiuliano è sotto accusa dopo aver insinuato di non aver letto i libri selezionati per il Premio Strega, il massimo riconoscimento letterario italiano, nonostante abbia votato.

Durante la premiazione di giovedì sera a Roma – che ha visto vincere postuma la recentemente scomparsa Ada D’Adamo con il suo libro Vieni d’aria – il presentatore dell’evento Geppi Cucciari ha chiesto al ministro della cultura di dire qualche parola.

“Ho ascoltato le storie che questa sera si esprimono in questi libri selezionati e sono tutte storie che ti catturano e ti fanno pensare” – ha detto Sangiuliano – “Proverò a leggerle”.

Seguì un silenzio imbarazzato, con un Cucciari apparentemente stordito che chiedeva: “Ah… tu… non li hai letti?”

Sangiuiliano ha poi insistito sul fatto di aver letto i libri selezionati – “perché ho votato” – prima di affermare che intendeva dire che voleva “approfondirli”.

“Oltre la copertina, dentro!”, ha scherzato Cucciari, prima di lanciare un applauso al ministro.

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