L’Italia celebra la Festa della Liberazione il 25 aprile.
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri visiterà il Museo Storico della Liberazione di Roma il 25 aprile in occasione della Festa della Liberazione, festa nazionale in Italia.
Tuttavia, non molti visitatori di Roma sono a conoscenza del Museo storico della Liberazione di Roma e degli orrori che un tempo avvenivano all’interno delle sue mura senza finestre.
Situato in un’anonima traversa del quartiere S. Giovanni della città, il museo a tre piani è ospitato in quello che fu il quartier generale della Gestapo durante l’occupazione nazista di Roma nella seconda guerra mondiale.
Composto da celle di prigione e camere di tortura, il Museo della Liberazione di Roma documenta la persecuzione degli ebrei e delle figure della resistenza italiana, o partigianilì interrogato dalle SS dal 1943 al 1944.
Il museo pone un focus particolare sull’Eccidio delle Fosse Ardeatine quando alcune delle 335 vittime furono prelevate dal carcere di via Tasso prima di essere assassinate in una cava nei pressi dell’Appia Antica.
Tra l’orrore del museo ci sono messaggi toccanti, sulla vita e sulla libertà, scarabocchiati o scolpiti sui muri delle celle, spesso scritti dai detenuti nelle ultime ore della loro vita.
Oggi questo squallido edificio custodisce fotografie d’archivio e documenti della Gestapo oltre a oggetti personali appartenuti alle vittime delle stragi naziste alle Fosse Ardeatine e al Forte Bravetta.
La storia dell’edificio
Costruito alla fine degli anni ’30, l’edificio fu utilizzato inizialmente come ufficio culturale dell’ambasciata tedesca a Roma, ma nel settembre 1943 divenne sede della Sicherheitspolizei (SiPo), un’agenzia delle SS, guidata da Herbert Kappler.
L’ubicazione dell’edificio era anche vicino al quartier generale in tempo di guerra della Gestapo nazista a Villa Wolkonsky, oggi residenza dell’ambasciatore britannico in Italia.
Kappler trasformò l’edificio di via Tasso in una prigione, le sue stanze si trasformarono in celle, e nel gennaio 1944 tutte le sue finestre erano state murate per facilitare la detenzione, l’interrogatorio e la tortura dei suoi prigionieri.
Si stima che circa 2.000 persone abbiano attraversato le sue porte fino alla Liberazione di Roma il 4 giugno 1944, quando il popolo di Roma ha fatto irruzione nel carcere e ha liberato i prigionieri che non erano stati presi e uccisi dalle SS in ritirata.
Diventare un museo
Gli appartamenti occupati dalle SS furono donati allo Stato italiano nel 1950 dalla principessa Josepha Ruspoli a Savorgnan di Brazzà, che stabilì che i locali fossero adibiti a museo permanente.
Il Museo storico della liberazione di Roma è stato inaugurato nel 1955 dall’allora presidente della Repubblica italiana Giovanni Gronchi ed è stato inaugurato definitivamente nel 1957.
Visitare il museo
L’ingresso è gratuito ma le donazioni sono incoraggiate per la manutenzione del museo. Per i dettagli completi sulla visita, in inglese, vedere il sito web del museo.